“Le tesi che io e ad altri avevamo illustrato nel mese di marzo sulla doppia epidemia, cioè sulla presenza di virus autoctoni nelle regioni del nord, già presenti in loco da molti mesi, ha trovato puntuale riscontro”. Così il presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi, Vincenzo D’Anna, interpellato sul tema dall’agenzia Dire. “In Italia hanno tutti la memoria corta – prosegue D’Anna – allora ci hanno derisi, adesso ci ignorano”. Secondo alcuni, intanto, lei in passato avrebbe sottovalutato la gravità del Covid-19. Cosa replica? “Assolutamente no – risponde D’Anna – quando noi dicevamo che il Coronavirus è un virus di tipologia influenzale, lo dicevamo perché da un punto di vista della virologia lo è, perché tutti i virus influenzali sono dei Coronavirus. Poi la gente dimentica che l’influenza fa 25mila morti l’anno. E non abbiamo detto il raffreddore, ma l’influenza. Quindi c’è una sottovalutazione del paradigma, non so se rendo l’idea”. Secondo D’Anna, “anche” in questo caso “abbiamo visto che gran parte dei decessi sono dovuti alla mancata diagnosi e alle mancate cure che per 30/40 giorni sono completamente mancate- spiega- perché non abbiamo somministrato antinfiammatori, non abbiamo capito, non facendo le autopsie, che ci trovavamo di fronte ad una coagulazione intravascolare diffusa e non ad una polmonite interstiziale, per cui i decessi erano dovuti ad una ipercoagulazione del sangue dovuta alla persistenza dei fenomeni infiammatori privi di cure”. Per il presidente dei Biologi tali “responsabilità” dovranno “prima o poi essere accertate. Noi ci siamo presi gli sberleffi degli scienziati ‘ortodossi’, quelli telegenici, però alla fine la letalità del virus è stata ulteriormente potenziata dalla mancata diagnosi e dalla inadeguatezza delle cure. Questo oggi è un fatto acclarato, ma quando lo si diceva nel mese di marzo e aprile sembravano delle bestemmie in chiesa, quindi con grande modestia mi permetto di dire che alcuni dovrebbero scusarsi, ma non solo con me”, conclude.