La cattiva depurazione continua a essere la piaga del nostro mare e delle acque interne. Ma anche delle casse dello Stato visto che per questa negligenza “siamo già stati condannati dall’Ue a pagare 25 milioni di euro, cui se ne aggiungono 30 ogni semestre di ritardo nella messa a norma”, ricorda Legambiente a conclusione della 34/a edizione di Goletta Verde, la cui imbarcazione per le restrizioni imposte dalla pandemia, non ha potuto andare coast-to-coast e perciò ha coinvolto oltre 300 volontari della ong in un’azione di “citizen scienze”. Anche stavolta, il “nemico” individuato è sempre lo stesso, l’inquinamento: 1 punto ogni 3 monitorati (su 259 totali) è risultato oltre i limiti di legge nelle acque marine – praticamente un punto inquinato ogni 84 chilometri di costa – e 1 su 4 nei laghi (102 prelievi in 28 bacini in 11 regioni). Peraltro, spiega l’associazione ambientalista che promuove l’iniziativa (in partnership con Conou, Novamont, Ricrea, e il contributo di Fastweb) nel 70% delle zone campionate dove secondo le autorità competenti non si può fare il bagno, manca il cartello di divieto di balneazione. Partito all’inizio di luglio scorso, il monitoraggio ha evidenziato i punti più critici sul versante costiero tirrenico, a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali che, sfociando in mare, portano con sé cariche batteriche a volte molto elevate, osserva l’associazione ambientalista. Maglia nera confermata in Campania, Calabria e Sicilia, dove mancano impianti di depurazione e di allacciamento alla rete fognaria, e in Centro Italia, nel Lazio.