Un tavolo congiunto tra giuristi e biologi. Una vera e propria “task-force” chiamata a collaborare per l’individuazione e la risoluzione delle problematiche che, via via, potrebbero affacciarsi nel campo della genetica forense applicata al processo penale. La prova del Dna nelle indagini, ad esempio. Tema da sempre caro agli studiosi di diritto (ma non solo a quelli) ed agli specialisti delle scienze biologiche. E che, non a caso, è stato anche al centro del convegno-seminario organizzato sabato, 19 gennaio, dall’Ordine Nazionale dei Biologi e dall’Associazione “Nova Juris” negli spazi della “Fondazione Menna” in via Lungomare Trieste a Salerno.
Due le sessioni in cui si è dipanato l’evento. Una mattutina (moderata dal dottor Vincenzo Cosimato, consigliere del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Biologi e dall’avvocato Luca Monaco, presidente dell’Associazione “Nova Juris” e penalista del Foro di Salerno), l’altra pomeridiana (introdotta dall’avvocato Raffaele Di Matteo, componente del Direttivo “Nova Juris” e moderata dall’avvocato Giovanna Sica, anche lei componente dello stesso direttivo).
Per l’occasione i Biologi sono stati rappresentati dalla dott.ssa Claudia Dello Iacovo, consigliera dell’ONB con delega alla Formazione.
“Ho trovato il dibattito molto interessante così come l’approfondito confronto tra biologi, giuristi e specialisti della polizia scientifica, sulle tematiche della genetica forense” ha commentato la dottoressa Dello Iacovo. “Non dobbiamo infatti dimenticare che il biologo, per la peculiarità stessa della sua formazione professionale, è parte attiva di tale ambito e dunque uno degli attori principali per quanto concerne lo svolgimento delle indagini, insieme ad avvocati, forze dell’ordine e magistrati“. Da qui dunque l’importanza di un dialogo tra le parti, nell’ottica di un miglioramento delle fasi del processo penale.
Nel corso del convegno-seminario sono state evidenziate le lacune in cui, talvolta, si dibatte il processo indiziario. “Pensiamo solo per un istante all’onere della prova ed a quanto sia difficile, in mancanza di questa, procedere penalmente” ha spiegato la consigliera Dello Iacovo. Ed ecco, ha proseguito la consigliera dell’Onb, “la scienza accorrere in aiuto dei giuristi. I biologi, nei loro laboratori specializzati, possono essere in grado di esaminare la scena del delitto e magari isolare e rinvenire una potenziale prova che, altrimenti, sarebbe sfuggita. E’ il compito della polizia scientifica e dei Ris dell’Arma che, non a caso sono Biologi, esaminare la scena del crimine, valutare la cosiddetta prova del Dna“. “Ciò non toglie – ha però aggiunto la Dello Iacovo – che problemi e lacune possano insorgere anche nella fase stessa delle analisi“.
Da qui l’importanza di varare un tavolo di lavoro che metta gli uni accanto agli altri, giuristi e biologi, per un più serrato e proficuo confronto-scambio. E soprattutto, altro elemento pure emerso dal convegno salernitano, la possibilità, anche in Campania, di poter finalmente varare, grazie al coinvolgimento dei tribunali e dei giuristi campani, una prima Scuola di Alta Formazione di Genetica Forense.
Di tutto rilievo, in ogni caso, il parterre dei relatori che hanno preso pare all’evento salernitano. Tra loro, si segnalano il prof. Carlo Taormina, ordinario di procedure penale all’Università “Tor Vergara” di Roma, il dottor Gennaro Francione, già magistrato di Cassazione, il dott. Eugenio D’Orio, biologo forense, docente del corso di perfezionamento in genetica forense all’università di Napoli “Federico II”; il dottor Massimo Pezzuti, Commissario Capo Tecnico Biologo della Polizia di Stato, in servizio presso il Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica per la Campania ed il Molise (Napoli); l’avv. Antonella Mastrolia, penalista del Foro di Salerno e componente del direttivo di “Nova Juris” e l’avvocato Luigi Alfano.